domenica 30 marzo 2008

G. BARBAGLIO, Gesù ebreo di Galilea, EDB, 2002, p. 683

Il fiore all’occhiello della ricerca storica su Gesù italiana.
Il lavoro di Barbaglio (purtroppo scomparso da poco) rappresenta una rara e clamorosa eccezione al generale provincialismo e all’arretratezza degli studi nostrani (senza con ciò voler appiccicare tali etichette addosso a studiosi del calibro di R. Penna e M. Pesce o G. Jossa!).
Il minimo che si possa dire è che questo libro è un vero e proprio "inno all'aggiornamento": Barbaglio si confronta direttamente, anche accogliendoli e rielaborandoli, con tutti i principali nuovi orientamenti della ricerca di questi ultimissimi anni. Solamente a scorrere l’indice degli autori al termine del volume, si ha come la sensazione di una boccata d'aria fresca.
Barbaglio è il primo autore italiano ad entrare in dialogo costruttivo (e non solo “distruttivo”!) con i lavori del Jesus Seminar, dai quali egli si distanzia peraltro in modo chiaro (a onor del vero, anche M. Pesce – forse anche più di Barbaglio – dialoga ampiamente con il Seminar e, in generale, con tutta la nuova esegesi improntata all’interazione con le scienze sociali e l’antropologia culturale, tuttavia, con l’eccezione del recente best-seller, i lavori di Pesce sono specialistici e ignoti al “grande” pubblico).
Come esempio di questo atteggiamento di "dialogo costruttivo" si può prendere ad esempio l'ampio capitolo dedicato a Gesù come "saggio tra i saggi dell'antichità": il fatto che Barbaglio sia critico verso la riduzione di Gesù a maestro sapienziale/filosofo cinico di un Crossan o di un Mack, non gli impedisce 1) di redigere un capitolo di oltre 50 pagine in cui viene valorizzata la dimensione sapienziale della predicazione di Gesù; 2) di citare testualmente - come analogia non certo decisiva, ma comunque significativa - una ventina di detti di filosofi cinici (oltre ad altri detti sapienziali, anche giudaici); entrambe le cose, sono, come minimo, segnali di un confronto critico sincero, e anche capace di accoglierne certe istanze, con gli orientamenti più radicali della ricerca attuale (cosa che, qui in Italia, è tutto fuorchè scontata, essendo questo il paese in cui l'Historical Jesus di Crossan non verrà nemmeno mai pubblicato!).
Quanto alla struttura, l’opera di Barbaglio è molto vicina a quella di Theissen (benché totalmente priva del carattere didattico di quest’ultima), ossia presenta tante piccole monografie in cui Gesù viene inquadrato ora come evangelista del Regno di Dio, ora come creatore di fictions narrative, ora come carismatico itinerante, ora come guaritore in un mondo di guaritori e come saggio tra i saggi dell’antichità, terminando poi – dopo naturalmente la trattazione della passione – con due capitoli rispettivamente dedicati ai problemi della risurrezione e della nascita della cristologia.
Pur essendo pacifico che molti lettori (specialmente all’interno del pubblico cattolico più conservatore) si troveranno a disagio con certe affermazioni e conclusioni di Barbaglio, questo lavoro resta nondimeno un’opera di grande importanza, che, a ben vedere, non ha proprio niente da invidiare a molte pubblicazioni europee e americane.
Una parola finale sulla fruibilità: il libro è abbastanza tosto, e, nonostante un taglio non specialistico (Giuseppe Segalla lo ha definito “quasi giornalistico”) , nonché la totale assenza di note a piè di pagina, rimane comunque una lettura piuttosto impegnativa.

P.S. Non fate caso alla "recensione" presente sul sito di Internet Bookshop a cui vi conduce il link del titolo: è del tutto strampalata.

1 commento:

El Cid ha detto...

Le poche cose che si leggono di Barbaglio on line dimostrano l'indubbia competenza, utilizzata in tesi del tutto incompatibili con il cattolicesimo.