venerdì 4 aprile 2008

Cantalamessa e Martin Hengel: ma che castroneria!

Ci sono alcune cose che proprio non posso perdonare ad uno studioso (benché ormai “in pensione”) del calibro di Raniero Cantalamessa. La prima che intendo affrontare è il fatto di aver ficcato (nella sua recensione contestatrice a M. Pesce) il nome di Martin Hengel all’interno di un presunto famigerato filone storiografico radicale che, cominciando da Reimarus, Voltaire e Renan porta fino a Brandon, a Bloom e alla Pagels.
Lasciando da parte la questione se questo insieme alquanto eterogeneo di studiosi possa effettivamente costituire qualcosa un “filone”, io vorrei semplicemente capire che cosa mai c’azzecca Martin Hengel!
Pesce ha giustamente replicato che Hengel appartiene ai grandi nomi dell’esegesi; ma la sua risposta è stata fin troppo signorile: il punto è che lo studioso di Tubinga non è solo un grande esegeta, bensì uno studioso che si colloca decisamente sul lato “conservatore” dello spettro della ricerca!
Qui in Italia di Hengel (su temi attinenti direttamente il Gesù storico; lasciando da parte i suoi immensi lavori sugli zeloti o sul rapporto tra giudaismo ed ellenismo) abbiamo praticamente soltanto Sequela e carisma (Paideia), la sua ottima monografia degli anni Sessanta sul loghion di Mt 8,21-22 (Lascia che i morti seppelliscano i morti). Prendiamo dunque in mano questo piccolo ma prezioso volume e andiamo vedere cosa ci dice il “radicale" Hengel alle pagine 121-123 . Leggiamo:
Anche qui viene confermata l’impressione che la rivendicazione di autorità avanzata da Gesù possa essere descritta al meglio attraverso la categoria del carismatico escatologico, che va ben al di là di quanto potrebbe essere accostato sia a modelli profetici sia paralleli di ambito veterotestamentario o dell’epoca del Nuovo Testamento. Si potrebbe comunque trasferire una osservazione fatta da E. Fuchs (…) all’ “insegnamento e comportamento” di Gesù: “Gesù osa far valere la volontà di Dio, come se stesse al posto stesso di Dio”. (…) Si potrebbe parlare a questo proposito dell’ “immediatezza del suo rapporto con Dio”, della sua “certezza di Dio” e (…) della sua “rivendicazione di autorità” singolare e senza paralleli, perché fondata in Dio stesso. Senza dubbio Gesù non era affatto un “maestro” paragonabile agli scribi del rabbinismo più tardo, ed era di gran lunga di più che un profeta. Anche all’interno della definizione da noi preferita di “carismatico escatologico”, egli rimane alla fin fine incommensurabile e fa saltare in sostanza tutti i tentativi di catalogarlo dal punto di vista della fenomenologia della religione o della sociologia della religione. Ben a ragione, dunque, nelle più recenti discussioni sul Gesù storico il fenomeno dell’autorità senza paralleli di Gesù è al centro dell’attenzione. La definizione migliore che si possa dare di tale autorità è “messianica”. Come si può mettere in un filone di studiosi “radicali” un autore che ha scritto una cosa del genere?


Questo ritratto storico di Gesù, eminentemente messianico, realizzato da Hengel è quanto di più vicino e compatibile si possa immaginare con una visione cristologica, e sembra già pronto per l’uso dei teologi fondamentali!
Per una conferma ulteriore, si veda anche il suo volume Studies in Early Christology, contenente diversi saggi, tra cui “Jesus the Messiah of Israel” e “'Jesus as Messianic Teacher of Wisdom and the Beginnings of Christology”.
Più chiaro di così!
Oppure, per chi legge il tedesco, si legga il supertomo di quasi ottocento pagine Jesus un das Judentum (Mohr/Siebeck), che l'esegeta ha dato alle stampe lo scorso anno (oppure seguite la lettura che ne sta facendo il biblista evangelical Darrell Bock sul suo blog: vedi http://blog.bible.org/bock/node/356 dove riporta sinteticamente le considerazioni di Hengel in favore della realtà e storicità delle apparizioni pasquali).
A ciò si aggiunga – come chicca finale – il fatto che lo stesso Hengel è autore di un lavoro (Was Jesus a revolutionist?) espressamente dedicato, tra l’altro, a criticare la nota tesi di Brandon su Gesù come rivoluzionario politico. E Cantalamessa ce lo ficca proprio accanto!
In una parola: incommentabile.

1 commento:

maurolaspi ha detto...

Che cosa vogliamo far dire ai testi? Esegesi: spiegazione critica,analisi,interpretazione,far emergere un significato.A proposito dei Vangeli i circuiti emotivi prendono il sopravvento sui logici perciò se ne consiglia lo studio specie per chi se ne scandalizza.