venerdì 7 novembre 2008

Larry Hurtado, parole sacrosante

(…) Prima di esaminare la venerazione di Cristo come fenomeno storico può essere tuttavia utile considerare un presupposto sintomatico (e a mio parere fuorviante) condiviso dalla concezione precritica e anticritica e da quella della storia delle religioni. Merita parlarne perché esso non cessa di influenzare gil ambienti sia popolari che colti.
Si tratta dell’idea che la validità di una concezione o di una pratica religiosa sia messa in discussione se la si può dimostrare come fenomeno autenticamente storico e come risultato di fattori e forze storici che è possibile tentare di precisare e studiare. Si attribuisce a D.F. Strauss, controverso biblista dell’inizio del XIX secolo, un motto spesso citato: “La vera critica del dogma è la sua storia”.
(…) Volendo salvaguardare la validità religiosa e teologica delle concezioni cristologiche tradizionali, la prospettiva anticritica ha tentato di negare o minimizzare per quanto possibile la natura storicamente condizionata della prima venerazione di Cristo. D’altra parte gli storici delle religioni erano convinti che la loro dimostrazione della natura storicamente condizionata della prima venerazione di Cristo significava che non la si doveva più considerare teologicamente valida o vincolante per i cristiani moderni.
In entrambi i punti di vista il presupposto è il medesimo: se si può dimostrare con certezza che qualcosa è emerso grazie a un processo storico, questo non può essere “rivelazione” divina o beneficiare di una validità teologica permanente.
(…) Il presupposto è di dubbio valore (…). Non ci sono motivi validi per pensare, in linea di principio, che la rivelazione divina non possa passare attraverso lunghi processi storici che coinvolgono persone e avvenimenti di tempi e luoghi particolari e che sono condizionati da culture specifiche.
(…) Il fatto di essere in grado di mostrare che determinate persone e avvenimenti rientravano in e dipendevano da processi storici, non significa che queste stesse persone e avvenimenti storicamente condizionati siano destituiti di autorità come rivelazioni divine che mantengono una qualche forma di validità permanente. Presupporre altro equivale a un pensiero filosofico superficiale.

(Tratto da: Larry Hurtado, Signore Gesù Cristo. La venerazione di Gesù nel cristianesimo più antico, volume I, Paideia, Brescia, 2006, pp. 24-25)

Dedico queste pagine ai (poveri) lettori dei vergognosi libri di José Miguel Garcia e a tutti coloro che, come Garcia, non si fanno scrupolo a prendere per i fondelli "questi piccoli", facendo passare per "esegesi" e "storia" ciò che è soltanto pura sfrenata e spudorata fantasia, che gonfia il petto di fronte al lettore infarcendo pagine di parole aramaiche, ma sotto la quale c'è il vuoto. Anzi, peggio ancora: la meditata volontà di servire la verità tramite la menzogna, ossia di ri-affermare un'approccio di fede di stampo tradizionalista-fondamentalista indossando gli abiti dell'esegeta e dello storico. Guai a voi, sepolcri imbiancati!

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Girando per internet ho scoperto che un ferocissimo critico di Garcia crede negli alieni.
Provare.

Anonimo ha detto...

Alla fin fine, i commenti più sereni si trovano qua:
http://berlicche.splinder.com/post/16052892
Quello che spiace nelle prese di posizione contrarie a Garcia non è il richiamo alla correttezza scientifica, ma l'adesione acritica ai dogmi destrutturanti del criticismo: si verrebbe altrettanto severità per un Brown e un Augias.

Johannes Weiss ha detto...

Mio caro "povero lettore"

le assicuro che Garcia e la sua "scuola di Madrid" sono soltanto una gran pagliacciata, roba che nel mondo accademico andrebbe bene al massimo come barzelletta.
Le riporto, a riguardo, un breve ma impeccabile giudizio che il bravissimo neotestamentarista della Pontificia Università Lateranense, mons. Romano Penna, ha rilasciato in merito al precedente lavoro di Garcia:

"Il libro non pecca certo di eterodossia, semmai al contrario
visto che l'Autore e' preoccupato di salvare i dogmi tradizionali. I limiti sono invece di altro genere e si possono ridurre a tre.
(1) Il primo consiste nella soggettivita' della ricostruzione di un eventuale testo aramaico, del tutto inesistente, neanche in un frammento grosso come un francobollo.
(2) Il secondo consiste nell'equiparazione di tutti e quattro i Vangeli sullo stesso piano, mentre la Tradizione antica parla solo di un "Matteo" aramaico, anche se non c'e' alcuna attestazione papiracea, per non dire che il Quarto Vangelo e' il piu' "greco" di tutti.
(3) Il limite peggiore consiste nell'installare l'idea di una insufficienza dell'attuale testo greco, che invece e' l'unico testo canonico esistente; la sua interpretazione non puo' certo fare a meno di ricorrere a un eventuale sfondo semitico. Ma e'inaccettabile considerare i testi atttuali "traduzioni sbagliate di un testo primitivo aramaico" (p.316)
Evidentemente l'Autore vuole sostituirsi allo Spirito Santo che secondo la tradizione cristiana e' l'UNICO ispiratore della Bibbia nella sua forma attuale".

E non mi venga a dire che anche Romano Penna è uno che aderisce in maniera acritica ai dogmi destrutturanti del criticismo...

Cordiali saluti!

Johannes Weiss ha detto...

Ah, dimenticavo.. se in questo blog non è possibile trovare riferimenti a Dan Brown e Corrado Augias altrettanto severi quanto quello sul povero Garcia, è essenzialmente perché c'è una grande differenza che separa l'uno dagli altri.
Brown e Augias non si presentano al pubblico nelle vesti di storici o esegeti, bensì - rispettivamente - in quelle di romanziere e giornalista.
Il prof. Garcia, al contrario, di professione fa proprio l'esegeta e il suo libro lo propone non come romanzo o indagine giornalistica, bensì, appunto, come il frutto della sua ricerca accademica.
Ecco, la apparente "disparità" di trattamento (silenzio da un lato, biasimo dall'altro), si deve quindi semplicemente al fatto che l'ospitalità di questo blog - in linea di massima - è ristretta solo alle fanfaronate degli accademici, e non a quelle dei romanzieri o dei giornalisti.

Anonimo ha detto...

Penna?
Ma si tratta di DNA o di OGM?

Johannes Weiss ha detto...

No, è risaputo che Penna sia un .JPG travestito da GMG.

Comunque, ho letto il link a Berlicche, e devo dire di trovarmi completamente d'accordo con le osservazioni dell'impeccabile PiccoloZaccheo:

"I tentativi di ricostruzione del presunto originale aramaico proposti da García sono a volte assolutamente forzati e fantasiosi. E anche il principio di base mi sembra assolutamente contestabile: cioè l'idea di testi originali scritti in aramaico. La storia delle tradizioni evangeliche è molto più complessa. Ridurla in questo modo è rischioso: espone al classico errore - tipicamente moderno - di voler guadagnare a tutti i costi un accesso immediato alla "purezza" delle origini, purezza che in questo caso sarebbe stata alterata, sin dall'antichità, da traduzioni imprecise (è un ragionamento circolare: io ricostruisco un "originale", che guardacaso coincide in tutto con la mia visione delle origini, e poi giudico le origini stesse sulla base del loro adeguamento alla mia ricostruzione)"

PiccoloZaccheo pecca soltanto un pochino in eccessiva longanimità e misericordia, non riconoscendo che il lavoro di Garcia - oltre essere metodologicamente insostenibile - sia un riprovevole tentativo di fare apologetica travestita da storia (l'apologetica può essere buona o almeno accettabile quando si pone come tale; ma quando si traveste...proprio non riesco a sopportarlo...).

Anonimo ha detto...

Il PiccoloZaccheo è un grande!