mercoledì 17 giugno 2009

J.P. Meier su Jimmy Dunn: un errore...marginale?

Perhaps the common mistake of so much of the quest for the historical Jesus in the last two centuries was that it was not a truly historical quest at all. More often than not, it was an attempt at a more modern form of Christology masquerading as a historical quest (…) it was used to re-articulate Christology in more contemporary and scientific modes – think, for instance, of Joachim Jeremias or Ben Meyer.

(…) I see the important work of NT Wright (Jesus and the Victory of God, Christian Origins and the Question of God 2, Minneapolis, Fortress, 1996) in this light. In other words, I consider the book not an example of the quest for the historical Jesus as such, but rather a prime example of how one goes about appropriating results of the quest for a larger theological/Christological project. The matter is more complicated when it comes to the fine work of James D.G. Dunn Jesus Remembered (Christology in the making 1: Grand Rapids, MI/Cambridge, UK: Eerdmans, 2003). Much in this individual volume can stand on its own as a treatment of the historical Jesus. As the title of the series indicates, though, this volume is viewed as part of a larger Christological project.

(J.P. Meier, A Marginal Jew. Rethinking the Historical Jesus. Vol. 4: Law and Love, Yale University Press, 2009, New Haven/London, p. 6 e p. 23, n. 17)

Difficilmente si potrà contestare l’affermazione che abbiamo citato di Meier, alla pag. 6 del suo nuovo quarto volume di A Marginal Jew. Forse non sarebbe del tutto esagerato dire che il Gesù storico veramente storico è nato soltanto con E.P. Sanders. Niente da dire quindi su questo. Ma i problemi arrivano con la relativa nota 17 (p. 23) in cui Meier inquadra anche i lavori di Wright e Dunn , come esempi di: 1) appropriazione teologica dei risultati della ricerca storica (Wright); 2) ricostruzione storica al servizio di un più ampio progetto cristologico-teologico (Dunn).

Entrambi i punti sono decisamente discutibili. Ci dispiace, ma Wright non è affatto un teologo che si appropria dei risultati della critica storica, o almeno non lo è nel suo Jesus & the Victory of God. Ciò che Meier applica a Wright si addice non a lui, bensì alle opere di Pannenberg, Kasper, Küng, Schillebeeckx, O’Collins, Bordoni, Sobrino, Schwarz, McDermott, Gamberini etc. Qui si che abbiamo a che fare con cristologie che si appropriano dei risultati della ricerca storica. Ma con Wright, invece, abbiamo uno studioso che [per lo meno nel suo volume su Gesù, il discorso è invece diverso per quanto riguarda il progetto complessivo, come si può intuire dal riferimento del titolo a “the question of God”] si propone nelle vesti di storico, e non di teologo. Gli interrogativi che guidano il suo lavoro sono: “How does Jesus fit into the Judaism of his day? What were his aims? Why did he die? How did the early church come into being, and why did it take the shape it did? And why the gospels are what they are?” (Jesus & the Victory of God, p. 90). Ossia, interrogativi che si collocano per lo più in una prospettiva storica, in modo, almeno nominalmente, affine al programma sandersiano di evidenziare i “legami connettivi” (“ci fu una sostanziale coerenza tra quanto Gesù ebbe in mente, il modo in cui vide il rapporto con la propria nazione e con la religione del suo popolo, la ragione della sua morte e l’inizio del movimento cristiano”; E.P. Sanders, Gesù e il giudaismo, Genova, Marietti, 1990, p. 36). Non è che Wright non sia uno storico: il problema è piuttosto che la sua ricostruzione storica si basa su un approccio alla tradizione sinottica che non è esagerato definire a-critico, in cui non un solo detto o parabola viene dichiarato inautentico. Non è dunque, come afferma Meier, che il suo lavoro non sia un esempio della ricerca storica su Gesù: semplicemente non ne è un buon esempio.

Ma l’equivoco è ancora maggiore nel modo in cui Meier inquadra il lavoro di Dunn. Come riconosce lo stesso Meier, Jesus Remembered è a pieno titolo un’opera sul Gesù storico, e di livello oltretutto notevole. Al massimo si potrà considerare un “retaggio” di “interesse cristologico” il notevole spazio dedicato alla questione del modo in cui Gesù comprendeva sé stesso (Part IV, pp.615-764), che è appunto un approfondimento tipico degli approcci cristologici, anche se di per sé può costituire semplicemente un interrogativo di carattere storico (come ad es. in The Historical Figure of Jesus di E.P. Sanders). Ma Meier compie un errore clamoroso allorché sostiene che, pur essendo un’opera storica, il Jesus Remembered di Dunn s’inquadra in un più ampio progetto cristologico: egli infatti sta confondendo la collana in questione (Christianity in the Making – di cui ora è stato pubblicato il secondo volume, Beginning from Jerusalem, il quale - per opinabili che possano essere le sue posizioni - è esso pure un'opera puramente storica sulle origini della chiesa) con un importante e giustamente famosa opera di cristologia neotestamentaria dello stesso Dunn, che si intitolava, questa sì!, Christology in the Making (SCM Press, London, 1980 e seguenti edizioni).

In sintesi: mentre nei confronti di Wright, l’errore è intenzionale e costituisce senza dubbio un modo di prendere le distanze dal suo lavoro nel modo più cortese e politically correct possibile (dicendo che non è un’opera storica, anziché riconoscere che semplicemente è una cattiva opera storica!), nel caso di Dunn l’errore è probabilmente involontario, nondimeno appare alquanto bizzarro, specialmente se si considera che Jesus Remembered reca in quarta di copertina proprio un elogio di Meier!

A marginal... mistake?

5 commenti:

Jim ha detto...

hi
love your blog. might i ask you to change the template away from the black background. it's really hard for me to read and i end up with a pretty good headache. please....

Johannes Weiss ha detto...

Well, it's hard for me to change, since black fits much better the blog's theme. But, in the end...how am I to say NO to Jim West???!!!!

Jim ha detto...

thanks a ton!!!!! i can now read it quite easily. thanks again (and sorry i even had to ask).

el cid ha detto...

Se questo è il suo favorito, siamo proprio caduti in basso.

http://blog.messainlatino.it/2009/07/la-situazione-in-catalogna.html

Anonimo ha detto...

Ah...quanto mi piacciono queste punzecchiature!

Jimmy Dunn il mio favorito? Beh, si tratta indubbiamente di un grande studioso (notoriamente posizionato sul lato "conservatore" dello spettro degli studi), che leggo molto volentieri. Purtroppo però devo dire che Dunn non è tanto il MIO favorito (i miei sono piuttosto Sanders, Allison, Fredriksen, Meier, Pesce) quanto il favorito di padre Raniero Cantalamessa, che praticamente non riesce più a scrivere un'omelia senza rimandare all'opus magnum di Dunn "Gli albori del cristianesimo" !!!
E adesso che farà il buon Raniero?

JohannesWeiss