Come noto, tra gli studiosi regna il caos quando si tratta di definire categorie come “escatologia”, “escatologia apocalittica”, “apocalittica”, “apocalisse” etc. Figuriamoci cosa succede quando si tratta di inquadrare la figura di Gesù attraverso le suddette categorie!
Per fare solo un esempio, il più grande campione di un Gesù “non-escatologico”, J.D. Crossan, è precisamente uno studioso che difende strenuamente il carattere “escatologico” del suo Gesù... dove "escatologico" equivale però a “world-negating”, ossia ad una prospettiva critica di rifiuto del presente o dello status quo, e che in quanto tale costituisce una delle fondamentali opzioni dello spirito umano, capace di trovare espressione nelle forme più diverse: escatologia apocalittica, escatologia etica, escatologia sapienziale, escatologica ascetica, escatologia mistica, escatologia millenaristica, escatologica messianica...
Ma allora, quando si finisce per qualificare come “escatologica” (in senso ascetico) perfino la teologia (o la protologia) del vangelo di Tommaso, l’impiego del termine “escatologia” ha ancora un senso, o non è piuttosto divenuto pleonastico?
Nessun commento:
Posta un commento