Maurice Casey è uno studioso al vetriolo. Io non ho la minima idea se abbia molti o pochi amici nell’ambiente, ma quel che è certo è che, quando si tratta di fare critiche ai colleghi, lui è proprio il tipo che non te le manda a dire. Mai offensivo, sempre spietato. Per questo sarà un piacere tutto speciale (oltre che per l'indiscusso valore dello studioso) poter leggere il suo nuovo libro sul Gesù storico, di cui non si conosce ancora la data di uscita, ma il cui indice dei contenuti è stato anticipato, con permesso del Professore, da Jim West sul suo blog (vedi qui: http://ia301506.us.archive.org/2/items/casey_181/jesuscon.pdf).
Già il titolo è tutto un programma: Jesus of Nazareth. An Independent Historian’s Account of His Life and Teaching. Capito? Non un altro storico che scrive un libro su Gesù, bensì, finalmente, uno storico indipendente! Ciò che Casey intende rivendicare, è stato da lui stesso spiegato in un recente saggio, che, tra l’altro, dovrebbe all’incirca coincidere con il primo capitolo del nuovo libro.
(Maurice Casey, “Who’s Afraid of Jesus Christ? Some Comments on Attempts to Write a Life of Jesus”, in J.G. CROSSLEY – C. KAMER, Writing History, Constructing Religion, Ashgate, Aldershot, 2005, p. 144)
Certo, Casey non intende proclamarsi come il primo storico indipendente in assoluto ad occuparsi di Gesù. Nelle pagine precedenti di quel saggio, egli infatti elogia Geza Vermes e Ed Parish Sanders come esempi di indipendenza e apportatori di un significativo progresso nella ricerca. Altrove, Casey ha espresso parole di lode anche per il suo maestro Charles Kingsley Barrett (“a man of unimpeachable integrity who is never deliberately biased, and who never discriminated against anyone of different convictions”, nonostante all’epoca fosse più famoso come predicatore carismatico che come studioso), nonché per Matthew Black, Alan Segal e altri.
Tuttavia ci chiediamo: e che diranno tutti gli altri oltre a Vermes e Sanders? Accetteranno Meier, Dunn, Theissen e Marguerat (per fare illustri esempi di studiosi confessionali, rispettivamente cattolico, anglicano, luterano, riformato...a cui, come dice Casey, andrebbero affiancati gli studiosi che sono "dipendenti" in virtù, o in vizio, del loro rifiuto della fede cristiana) di essere implicitamente etichettati come non-independent historians?
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