lunedì 22 febbraio 2010
The Elton (ἐλθὼν) Gospel. Scholar's version
martedì 16 febbraio 2010
Uno spettro s'aggira per l'Italia
Un Gesù che rifiuta il tempio.
Un Gesù che rifiuta le leggi di purità.
Un Gesù che rifiuta i sacrifici.
Un Gesù che si presenta pubblicamente come Figlio dell’uomo-in-terra, Messia, giudice escatologico (ed eventualmente essere pre-esistente).
E’ il Gesù di Ratzinger?
Nooo, è il GESU’ ENOCHICO!
(teologo mio, fatti capanna!)
domenica 14 febbraio 2010
Dillo meglio di Gesù!
(Immanuel Kant, Per la pace perpetua, 1795. Appendice, I. Sulla discordanza fra la morale e la politica nell'intento della pace perpetua)
giovedì 11 febbraio 2010
Bart Ehrman ovvero: quando i soldi non bastano mai
Ora invece vorrei puntare l’attenzione su un piccolo e irrilevante, ma un po’ patetico, esempio di presa per il culo autoriale.
L’autore in questione è il popolarissimo studioso americano Bart Ehrman, il quale con tutti i libri che pubblica (peraltro regolarmente tradotti in diverse lingue), non avrebbe certo bisogno di ricorrere a certi mezzucci per incrementare le sue vendite.
Se prendete il suo libro Lost Christianities (Oxoford University Press, 2003; tradotto anche in italiano da Carocci: I cristianesimi perduti), e andate a pag. 95-96, vedete che Ehrman introduce il capitolo 5 sui “poli opposti” degli ebioniti e dei marcioniti, parlando dell’ebraicità di Gesù.
In particolare Ehrman fa un conciso accenno al modo in cui i vari studiosi hanno diversamente inquadrato tale ebraicità all’interno di differenti profili sociali: rabbi e maestro della Legge, uomo santo intimo con Dio e dotato di speciali poteri, rivoluzionario anti-romano, radicale contro-culturale, mago, femminista, profeta apocalittico.
Al termine di questo elenco troviamo una noticina, in cui Ehrman rimanda il lettore interessato a scoprire quali studiosi abbiano sostenuto le singole interpretazioni da lui elencate, al suo libro Jesus. Apocalyptic Prophet of the New Millennium (Oxford University Press, 1999), e per la precisione alla nota n. 1 relativa alle pagine 21-22 (pagine in cui troviamo un analogo elenco anonimo delle varie posizioni):
"For scholars who represent these various positions, see Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet, 21-22 n.1".
Una volta seguito il rimando e giunti alla noticina, però, la curiosità del lettore viene clamorosamente frustrata! Tutto ciò che troviamo scritto è infatti: “See the following authors in the bibliography: S.G. F. Brandon (Jesus as a revolutionary), R. Horsley (Jesus as a proto-Marxist), E. Schüssler Fiorenza (Jesus as a proto-feminist), M. Smith (Jesus as a magician), G. Downing and J.D. Crossan (Jesus as a Cynic)”.
Tutto qua.
Ora quello che io mi chiedo è: era proprio necessario rimandare il lettore ad un altro libro, per tre misere righe e sei nomi di studiosi? Non poteva Ehrman ripetere queste tre righette anche nel suo Lost Christianities, o in alternativa rimandare il lettore a qualche pubblicazione che illustrasse meglio e con più completezza le varie ricostruzioni del Gesù storico proposte dagli studiosi (ad es. il libro di Mark A. Powell – già uscito da 5 anni allorché Ehrman scriveva il suo rimando – e altri ancora) ???
Caro Bart, che figura barbina…
domenica 7 febbraio 2010
Attualità di un Gesù (eco)apocalittico?
Giovanni Bazzana sul suo blog ha commentato una riflessione di Helen Bond sull’attualità del Gesù apocalittico; un Gesù che, secondo Bond, oggi non può più essere considerato una garanzia contro il sospetto di proiezioni soggettive da parte dello storico.
Infatti, dal momento che scenari di catastrofi ambientali sono ormai all’ordine del giorno, ecco che una prospettiva come quella di Mc 13 (terremoti, carestie, collasso cosmico) suona quanto mai familiare e attuale. Il Gesù apocalittico, insomma, non giunge più a noi come uno straniero, con buona pace di Schweitzer.
Che dire? Secondo me Helen Bond è troppo brava per non accorgersi che quella da lei sollevata può essere una interessantissima questione per le teologie cristiane (e credo che Moltmann si sia occupato abbondantemente di questo rapporto tra escatologia cristiana e futuro della creazione, anche nel contesto delle odierne problematiche ambientali) ma di certo non concerne affatto la figura storica di Gesù.
Lasciando da parte il problema di quanto materiale della apocalisse marciana possa essere verosimilmente fatto risalire a Gesù (e anche i sostenitori dell’apocalyptic Jesus tendono a riconoscere reminiscenze storiche solo in alcuni versi), il punto fondamentale è che lo sguardo escatologico del Gesù storico non era affatto incentrato sulla fine del mondo, bensì sulla venuta del regno di Dio (+ rivelazione del Figlio dell’uomo, giudizio etc. ). E il regno di Dio aveva a che fare con la restaurazione d’Israele (e la fine del dominio di Roma e dei suoi collaboratori), e con una utopia sociale di giustizia a beneficio specialmente di poveri e oppressi. L’escatologia di Gesù, insomma, aveva i piedi ben piantati per terra, e per la precisione nella terra di Palestina e soprattutto di Galilea nel I sec. e.v.
Benché sia del tutto verosimile che la soluzione delle problematiche proprie di tale specifico contesto storico, si rivestisse ai suoi occhi di tinte cosmiche (ossia che avrebbe comportato una trasformazione profonda e complessiva della realtà, a livello per così dire “metafisico”), di per sé né cataclismi ambientali né la distruzione della vita sulla terra, rappresentavano l’oggetto della sua riflessione e del suo annuncio.
Ma la differenza più lampante è che, mentre il Gesù apocalittico “attuale” di cui parla Bond sarebbe un ecologista ante-litteram, ossia uno che mette in guardia dalla fine del mondo per scongiurarla, il Gesù apocalittico “storico”, era, all’opposto, uno che sperava profondamente nell’avvento prossimo dell’eschaton e trovava di che gioirne.
Per cui, non dico che il Gesù storico apocalittico non possa essere co-optato dai dibattiti, dalle ideologie e dalle teologie del nostro tempo, ma di sicuro non lo è (almeno direttamente) relativamente alle questioni ecologiche (come pure quelle belliche, vedi guerre nucleari, scontri di civiltà etc.) che mettono in pericolo la vita o la vivibilità del nostro pianeta.
Da questo punto di vista sono proprio io il primo a dire che: the end-of-the-world-Jesus is not the historical Jesus.
P.S. Intanto che ci siamo, faccio presente che Helen Bond dovrebbe pubblicare un libro divulgativo sul Gesù storico verso la fine di quest'anno. Chi invece volesse conoscere il suo profilo scientifico o vedere che faccia ha, si serva pure qui.