lunedì 22 febbraio 2010

The Elton (ἐλθὼν) Gospel. Scholar's version

1. "I think Jesus was a compassionate,
2. super-intelligent
3. gay man
4. who understood human problems.
5. On the cross, he forgave the people who crucified him.
6. Jesus wanted us to be loving and forgiving (...)".

Elton John

Legenda:

Red: That's Jesus!
Pink: Sure sounds like Jesus
Gray: Well, maybe
Black: There's been some mistake

Questa è la mia valutazione della visione di Elton John su Gesù, resa attraverso i colori con cui il Jesus Seminar ha valutato i detti e gli atti di Gesù riportati nei quattro vangeli canonici e nel vangelo di Tommaso. (in realtà il Jesus Seminar ha offerto diverse interpretazioni dei colori: questa è la più informale e positiva).

Una breve giustificazione delle mie valutazioni.
Le affermazioni 1 e 6 colgono sicuramente un aspetto fondamentale e storicamente indiscutibile del messaggio e forse potremmo anche dire della personalità di Gesù.
Alla n. 2 ho riservato il grigio in quanto non è chiaro cosa Elton John intenda per "intelligenza", e d'altra parte, qualunque sia il genere di intelligenza che si ha in mente, giudizi di questo genere non possono che essere estremamente soggettivi.
Alla n. 3 ho dato il colore nero perché non ritengo vi sia alcuna base storica per un'affermazione del genere, pace giovinetti nudi che fuggono e baci gnostici. Storicamente più plausibile sarebbe casomai dire che Gesù era un vero e proprio eunuco. In ogni caso, è pressoché certo che in materia sessuale Gesù era un asceta: il suo celibato, volontario o forzato (eunuco?) che fosse, è un dato storico molto solido e che si integra perfettamente con la prospettiva escatologica del suo annuncio.
Alla n. 4 ho elargito benevolmente il colore rosa, in quanto è certamente possibile argomentare che Gesù capiva i problemi della gente che aveva intorno: dei poveri, degli oppressi, degli emarginati, delle donne, dei malati, dei posseduti. Tuttavia l'affermazione di Elton John è troppo generale e assoluta per potervi assegnare il colore rosso: non è detto che Gesù capisse tutti i problemi umani tout court. Ad esempio si potrebbe sostenere che con la sua utopia del regno di Dio egli mancasse di realismo e quindi capisse meno bene i problemi della politica di quanto sapessero fare Caifa, Erode Antipa, Ponzio Pilato o Andreotti (un altro suo, meno noto, contemporaneo).
Alla n. 5 ho assegnato il grigio, in quanto non nutro molta fiducia nelle informazioni lucane circa le parole di Gesù sulla croce (cfr. Lc 23,34 e anche 22,39-43 e 22,46). Devo dire però che questa frase che Luca pone in bocca a Gesù è coerente con il suo messaggio, per cui facciamo che questo grigio ha qualche "pois" rosa.

martedì 16 febbraio 2010

Uno spettro s'aggira per l'Italia

Un Gesù che rifiuta il tempio.

Un Gesù che rifiuta le leggi di purità.

Un Gesù che rifiuta i sacrifici.

Un Gesù che si presenta pubblicamente come Figlio dell’uomo-in-terra, Messia, giudice escatologico (ed eventualmente essere pre-esistente).

E’ il Gesù di Ratzinger?

Nooo, è il GESU’ ENOCHICO!


(teologo mio, fatti capanna!)

domenica 14 febbraio 2010

Dillo meglio di Gesù!

«Cercate prima il regno della ragion pura pratica e la sua giustizia e il vostro scopo (il beneficio della pace perpetua) vi spetterà da sé».

(Immanuel Kant, Per la pace perpetua, 1795. Appendice, I. Sulla discordanza fra la morale e la politica nell'intento della pace perpetua)

giovedì 11 febbraio 2010

Bart Ehrman ovvero: quando i soldi non bastano mai

Tre post fa, avevo mostrato un esempio di presa per il culo editoriale.
Ora invece vorrei puntare l’attenzione su un piccolo e irrilevante, ma un po’ patetico, esempio di presa per il culo autoriale.
L’autore in questione è il popolarissimo studioso americano Bart Ehrman, il quale con tutti i libri che pubblica (peraltro regolarmente tradotti in diverse lingue), non avrebbe certo bisogno di ricorrere a certi mezzucci per incrementare le sue vendite.
Se prendete il suo libro Lost Christianities (Oxoford University Press, 2003; tradotto anche in italiano da Carocci: I cristianesimi perduti), e andate a pag. 95-96, vedete che Ehrman introduce il capitolo 5 sui “poli opposti” degli ebioniti e dei marcioniti, parlando dell’ebraicità di Gesù.
In particolare Ehrman fa un conciso accenno al modo in cui i vari studiosi hanno diversamente inquadrato tale ebraicità all’interno di differenti profili sociali: rabbi e maestro della Legge, uomo santo intimo con Dio e dotato di speciali poteri, rivoluzionario anti-romano, radicale contro-culturale, mago, femminista, profeta apocalittico.
Al termine di questo elenco troviamo una noticina, in cui Ehrman rimanda il lettore interessato a scoprire quali studiosi abbiano sostenuto le singole interpretazioni da lui elencate, al suo libro Jesus. Apocalyptic Prophet of the New Millennium (Oxford University Press, 1999), e per la precisione alla nota n. 1 relativa alle pagine 21-22 (pagine in cui troviamo un analogo elenco anonimo delle varie posizioni):
"For scholars who represent these various positions, see Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet, 21-22 n.1".
Una volta seguito il rimando e giunti alla noticina, però, la curiosità del lettore viene clamorosamente frustrata! Tutto ciò che troviamo scritto è infatti: “See the following authors in the bibliography: S.G. F. Brandon (Jesus as a revolutionary), R. Horsley (Jesus as a proto-Marxist), E. Schüssler Fiorenza (Jesus as a proto-feminist), M. Smith (Jesus as a magician), G. Downing and J.D. Crossan (Jesus as a Cynic)”.
Tutto qua.
Ora quello che io mi chiedo è: era proprio necessario rimandare il lettore ad un altro libro, per tre misere righe e sei nomi di studiosi? Non poteva Ehrman ripetere queste tre righette anche nel suo Lost Christianities, o in alternativa rimandare il lettore a qualche pubblicazione che illustrasse meglio e con più completezza le varie ricostruzioni del Gesù storico proposte dagli studiosi (ad es. il libro di Mark A. Powell – già uscito da 5 anni allorché Ehrman scriveva il suo rimando – e altri ancora) ???

Caro Bart, che figura barbina…

domenica 7 febbraio 2010

Attualità di un Gesù (eco)apocalittico?

Giovanni Bazzana sul suo blog ha commentato una riflessione di Helen Bond sull’attualità del Gesù apocalittico; un Gesù che, secondo Bond, oggi non può più essere considerato una garanzia contro il sospetto di proiezioni soggettive da parte dello storico.

Infatti, dal momento che scenari di catastrofi ambientali sono ormai all’ordine del giorno, ecco che una prospettiva come quella di Mc 13 (terremoti, carestie, collasso cosmico) suona quanto mai familiare e attuale. Il Gesù apocalittico, insomma, non giunge più a noi come uno straniero, con buona pace di Schweitzer.

Che dire? Secondo me Helen Bond è troppo brava per non accorgersi che quella da lei sollevata può essere una interessantissima questione per le teologie cristiane (e credo che Moltmann si sia occupato abbondantemente di questo rapporto tra escatologia cristiana e futuro della creazione, anche nel contesto delle odierne problematiche ambientali) ma di certo non concerne affatto la figura storica di Gesù.

Lasciando da parte il problema di quanto materiale della apocalisse marciana possa essere verosimilmente fatto risalire a Gesù (e anche i sostenitori dell’apocalyptic Jesus tendono a riconoscere reminiscenze storiche solo in alcuni versi), il punto fondamentale è che lo sguardo escatologico del Gesù storico non era affatto incentrato sulla fine del mondo, bensì sulla venuta del regno di Dio (+ rivelazione del Figlio dell’uomo, giudizio etc. ). E il regno di Dio aveva a che fare con la restaurazione d’Israele (e la fine del dominio di Roma e dei suoi collaboratori), e con una utopia sociale di giustizia a beneficio specialmente di poveri e oppressi. L’escatologia di Gesù, insomma, aveva i piedi ben piantati per terra, e per la precisione nella terra di Palestina e soprattutto di Galilea nel I sec. e.v.

Benché sia del tutto verosimile che la soluzione delle problematiche proprie di tale specifico contesto storico, si rivestisse ai suoi occhi di tinte cosmiche (ossia che avrebbe comportato una trasformazione profonda e complessiva della realtà, a livello per così dire “metafisico”), di per sé né cataclismi ambientali né la distruzione della vita sulla terra, rappresentavano l’oggetto della sua riflessione e del suo annuncio.

Ma la differenza più lampante è che, mentre il Gesù apocalittico “attuale” di cui parla Bond sarebbe un ecologista ante-litteram, ossia uno che mette in guardia dalla fine del mondo per scongiurarla, il Gesù apocalittico “storico”, era, all’opposto, uno che sperava profondamente nell’avvento prossimo dell’eschaton e trovava di che gioirne.

Per cui, non dico che il Gesù storico apocalittico non possa essere co-optato dai dibattiti, dalle ideologie e dalle teologie del nostro tempo, ma di sicuro non lo è (almeno direttamente) relativamente alle questioni ecologiche (come pure quelle belliche, vedi guerre nucleari, scontri di civiltà etc.) che mettono in pericolo la vita o la vivibilità del nostro pianeta.

Da questo punto di vista sono proprio io il primo a dire che: the end-of-the-world-Jesus is not the historical Jesus.

P.S. Intanto che ci siamo, faccio presente che Helen Bond dovrebbe pubblicare un libro divulgativo sul Gesù storico verso la fine di quest'anno. Chi invece volesse conoscere il suo profilo scientifico o vedere che faccia ha, si serva pure qui.